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il ruolo delle community nel remote working

Il ruolo delle community nel remote working

Ilaria di Giuseppe
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il ruolo delle community nel remote working

Il ruolo delle community nel remote working

Dicembre 23 •
Lettura in 3 min

Trend sempre più in voga, la community è un spazio di confronto utile e veloce. In che modo può contribuire a migliorare il lavoro da remoto?

Senso di appartenenza, condivisione, rapporti reali: questi sono gli ingredienti vincenti che hanno permesso alle community di imporsi nel panorama social.

Non si è, infatti, mai parlato così tanto di community marketing. I difficili anni che abbiamo vissuto sicuramente hanno contribuito a trasformare le nostre abitudini e la nostra percezione delle piattaforme come Facebook.

Siamo alla ricerca di autenticità, di uno spazio dove poter raccogliere consigli ed esprimerci liberamente sulle questioni che ci attanagliano e rendono complicata la quotidianità. Tra queste, per molti dipendenti è il remote working.

Come sappiamo, il remote working è ormai una pratica diffusa, implementata da tante aziende in Italia e all’estero. Tuttavia, essendo una modalità lavorativa radicalmente diversa dalla classica, caratterizzata dalla presenza in ufficio, non è stato facile accettarla, viverla ed interiorizzarla.

In questo contesto, le community stanno svolgendo un ruolo importante di confronto e conforto. Le difficoltà sono tante: gestione del tempo, nuova organizzazione del lavoro, giusto work balance tra vita privata e vita professionale, diritto alla disconnessione. Nella community si ha la possibilità di discutere con altri, sentire opinioni diverse e migliorare l’esperienza lavorativa.

La community diventa, così, una “micro società” che raggruppa persone con interessi affini, disposte ad aiutarsi a vicenda. Questa può rimanere online, cioè servirsi dei contenuti veicolati attraverso le piattaforme social oppure esplicarsi in eventi/esperienze dal vivo.

I nomadi digitali

Una delle community più famose nel caso del remote working è quella dei Nomadi digitali. I Nomadi digitali sono persone che amano viaggiare muovendosi da un continente all’altro e facendo lavori che permettono di lavorare da remoto, come quelli legati all’ambito IT o digital marketing.

Grazie alla loro capacità di flessibilità, non hanno problemi ad adattarsi facilmente ai nuovi posti, scovati in base agli interessi e alla qualità della vita. Il requisito principale del luogo è una buona connessione Internet, altri dettagli sono a discapito della singola persona.

Libertà, autonomia e organizzazione sono elementi importanti per queste persone che abbracciano uno stile di vita, appunto “nomade”. Ovviamente, le difficoltà, come si può immaginare, ci sono.

Nonostante i Nomadi digitali siano abituati a viaggiare, nel momento in cui si arriva in un paese straniero può essere utile sapere come risolvere questioni burocratiche, oppure individuare i migliori luoghi dove alloggiare con un rapporto qualità/prezzo soddisfacente. Ecco che emerge il ruolo della community come supporto indispensabile e salvavita in situazioni di emergenza.

Co-working e co-living

Nel caso del remote working, la community è anche occasione per trovare persone disposte ad incontrarsi e lavorare insieme. Questo è un metodo per combattere l’isolamento che tante persone vivono.

Il co-working si svolge in luoghi condivisi con altri liberi professionisti. Il primo luogo è nato a San Francisco nel 2005 e ha riscosso immediatamente notevole successo.

Questi spazi permettono di lavorare in modo indipendente sui propri progetti, rimanendo a contatto con altre persone. Il co-working, infatti, è nato dal bisogno di debellare l’isolamento del lavoro da casa, sfuggendo anche alle innumerevoli distrazioni dell’ambiente domestico.

L’evoluzione del co-working è il co-living. Ma, qual è la differenza principale?

Il co-living, oltre a lavorare, permette alle persone di trascorrere il loro tempo libero insieme. L’esperimento nasce nella Silicon Valley qualche anno fa con l’obiettivo di aumentare la sinergia tra persone affini e combina lo spazio abitativo privato con zone comuni come spazi di lavoro, aree di svago, relax e piscine.

In questo modo, il co-living riesce a preservare la privacy e l’indipendenza all’interno di una vita comunitaria.

In Italia, è maggiormente diffuso il co-working rispetto al co-living, ma le statistiche mostrano una tendenza in forte crescita anche per il secondo modello.

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